IL PRATINO ALLA "INGLESE" - Consigli su come ottenerlo -

Uno dei più grandi desideri degli italiani amanti del verde è possedere una piccola villetta indipendente con un magnifico pratino verde. In questo articolo spieghiamo tutti i segreti di come crearlo modificando il substrato di coltivazione.

 

 

Introduzione.

Uno dei più grandi desideri degli italiani amanti del verde è possedere una piccola villetta indipendente con un magnifico pratino, così detto alla “inglese”. L’idea di poter trascorrere del tempo calpestando un soffice manto erboso verde smeraldo, morbido e delicato affascina sicuramente molti di noi.

A questo sogno si oppone il clima italiano e il substrato mediamente argilloso che facilmente si ritrova nella maggior parte dei suoli.

Un buon manto erboso necessita, per definizione, di un clima mite-temperato con precipitazioni costanti ma non intense: il clima inglese o meglio scozzese.

In Italia, in particolare nelle regioni del sud, l’estate è calda e troppo siccitosa; la scarsità di precipitazioni fa si che il pratino tenda a seccare e ad ingiallire. Parliamo di erba che viene tagliata anche una volta a settimana (operazione che ne limita le riserve idriche e nutrizionali). Nella maggior parte dei casi, il pratino, possiede un apparato radicale poco esteso non in grado di raggiungere il suolo profondo. Tale suolo, potrebbe essere più umido, pertanto potrebbe garantire il costante apporto di liquidi alle radici. Tutto ciò fa si che il manto erboso sia maggiormente gradevole nelle stagioni intermedie; quindi, in primavera ed in autunno quando è anche più difficile essere fruitori dei giardini.

Al nord il problema è similare perché, in particolar modo negli ultimi anni, le estati sono torride, ma ciò che danneggia moltissimi l’erba è il clima eccessivamente umido invernale dove, a causa del permanere dell’acqua nel suolo (generalmente argilloso, poco drenante e asfittico), si verifica una forte proliferazione delle patologie fungine che producono marciumi dell’apparato radicale. Uno dei funghi che devasta i prati è il pythium.

Figura 1 – Pratino che presenta zone con erba secca dovute al pythium.

 

Il pythium è un genere di Oomycetes appartenente alla famiglia delle Pythiaceae. Morfologicamente ha rami sporangiofori non differenziati dalle ife vegetative; gli sporangi hanno forma globulare e non si distaccano dal ramo sporangioforo. Questo genere comprende diverse specie parassite di piante, che provocano marciumi al colletto (cfr. Figura 1). Ecco come si presenta un suolo argilloso, se esposto anche per pochi giorni al sole (Cfr. Figura 2).

Figura 2 – Aspetto di un suolo argilloso dopo pochi giorni di esposizione al sole.

 

Come tuti sanno, l’argilla tende ad essere molto compatta durante il periodo estivo e tende a plastificarsi nel periodo invernale quando si riempie di umidità. L’esposizione al sole, anche di pochi giorni, produce la completa evaporazione della poca acqua interstiziale presente all’interno delle particelle del suolo con il conseguente ritiro, distaccamento e fessurazione superficiale. Questo comporta una grande difficoltà di sviluppo dell’apparato radicale del prato.

 

Come ottenere un pratino vigoroso.

Date le premesse, l’unico modo per ottenere un pratino vigoroso è quello di modificare in modo sostanziale il substrato di coltivazione.

Eliminare il substrato originario mediante un’asportazione massiva, non è detto che sia la soluzione migliore. Innanzi tutto, si tratta di un’operazione complessa che prevede l’utilizzo di mezzi meccanici quali escavatori, motozappe o frese che consentono di asportare il terreno; questa operazione è senza dubbio costosa ed invasiva anche solo per il problema che si crea nello smaltimento del terreno che viene eliminato (lo smaltimento di suolo è soggetto ad una complessa e rigida normativa denominata “terre e rocce da scavo” normata dal DPR 120/17 del 13 giugno 2017 che ne regolamenta il corretto smaltimento. Esso può avvenire solo previo analisi chimiche del suolo piuttosto costose che classificano il suolo come riutilizzabile se non inquinato o come rifiuto se inquinato. Questo aspetto sembra banale, ma giusto per rendere l’idea, un suolo, soggetto a semplice sgocciolamento di trattamenti chimici forniti alle piante su di esso coltivate, ha una probabilità del 90% di risultare inquinato con costi di smaltimento assolutamente proibitivi). Secondariamente è fondamentale comprendere il concetto che, riportare un suolo fertile al di sopra di un suolo mediamente argilloso, compatto ed asfittico, produce la formazione di una stratificazione impropria del terreno dove lo strato superficiale (ottimale per la coltivazione) darà subito ottimi risultati, ma nel momento in cui la radici del prato uscirà da questo terreno e arriveranno a contatto con quello originario sottostante (affetto dalle citate problematiche) subiranno uno grosso stress.

I fattori di stress sono molteplici; senza dubbio uno dei problemi principali è dovuto alla formazione di due strati con composizione chimica totalmente differente che potrebbero indurre un blocco totale nella crescita del prato. Inoltre, la scarsa permeabilità o addirittura l’impermeabilità del terreno originario, possono causare problemi anche peggiori. Quest’ultimo aspetto comporta che, non essendoci il corretto drenaggio, si formerà, durante le stagioni particolarmente piovose, uno livello umido che tenderà a permanere nel tempo proprio al di sopra dello strato di suolo originario di tipo argilloso. Questa umidità, che nella peggiore delle ipotesi potrebbe diventare anche acqua libera, può produrre marcescenze dell’apparato radicale del pratino.

Un corretto suolo di coltivazione è sempre amalgamato. Ossia, è possibile identificare livelli sovrapposti con composizione chimica e colori leggermente diversi tra di loro, ma il passaggio tra uno strato e l’altro è sempre graduale e lento. Non devono essere presenti strati netti e ben divisi gli uni dagli altri.

In Figura 3 è possibile osservare un suolo a matrice sabbiosa, che è costituito da almeno 2 strati sufficientemente distinguibili. Il primo, il più superficiale, ha un aspetto più scuro e quindi decisamente più humico. Il secondo, quello sottostante ha un aspetto più chiaro e presenta un grado di umificazione inferiore. Il passaggio tra i due orizzonti è graduale, ciò consente al prato soprastante di non subire stress radicali.

Figura 3 – Corretta stratificazione di un suolo che presenta amalgamazione tra i vari orizzonti.

 

La soluzione al problema causato da un suolo troppo argilloso e poco fertile è, dunque, quella di intervenire modificando il terreno originario andando ad aggiungere prodotti idonei che consentano allo stesso di divenire drenante e ricco di elementi nutritivi. La Geosism & Nature propone l’impiego di substrati di origine minerale costituiti da sabbie e granuli di pomice e lapillo premiscelati con torbe. Questo substrato di radicazione, ideale per la costruzione di un pratino si chiama vulcapark. È disponibile sia in sacchi da 33 litri che in big bag da 1000 o 1500 litri, che sono solitamente i formati più utilizzati visto che, anche per piccoli appezzamenti, è richiesto l’impiego di un buon quantitativo di materiale.

Figura 4 – Aspetto del vulcapark.

 

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La pomice ed il lapillo conferiscono elementi nutritivi al prato (Fe, Mg, Mn, ecc…) e lo rendono drenante. Le torbe, essendo ammendanti di pronto intervento, conferiscono sostanza organica e carbonio, utili per una pronta radicazione ed un rapido sviluppo post semina.

Questa tipologia di substrato è assolutamente idonea anche per la posa di prati a rotoli che necessitano delle medesime caratteristiche per poter attecchire.

 

Concimazione.

Altro aspetto di fondamentale importanza è la concimazione.

Il consiglio che diamo è di procedere con un’abbondante concimazione sia prima della semina del prato (concimazione di fondo, che normalmente è pari al doppio o anche al triplo del dosaggio medio indicato dal produttore), che successivamente alla semina dopo circa due o tre mesi.

La concimazione dovrà poi essere mantenuta ogni anno, sia nella fase primaverile che in quella autunnale variando i prodotti a seconda del periodo di somministrazione.

In fase di preparazione del terreno, prima della semina, consigliamo l’impiego di concimi azotati e di ammendanti possibilmente a matrice organica e consentiti in agricoltura biologica. Il classico stallatico può essere impegnato senza alcun tipo di problema, ma senza dubbio il prodotto Fumier Fer 90-10 (Cfr. Figura 6, Figura 5) è uno dei maggiormente consigliati perché possiede una titolazione NPK completa (NPK 3-3-3 + 6 SO3 + 2 Fe + 0,01 Zn + 24C). Il suo arricchimento in ferro, serve per prevenire le clorosi.

 

 

 

 

 

 

 

Figura 6 – Fumier Fer 90-10, sacco, a sinistra.

Figura 5 – Fumier Fer 90-10, a destra.

 

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Questo prodotto può essere somministrato sia in fase primaverile, che autunnale, che prima della semina.

Il miglior ammendate da utilizzare prima della semina, durante la fase di lavorazione del substrato è la lignite (Cfr. Figura 8, Figura 7).

 

 

 

 

 

 

 

 

Figura 8 – Lignite, sacco, a sinistra.

Figura 7 – Lignite, a destra.

 

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La lignite ha il grande vantaggio di essere uno dei migliori ammendanti a lenta cessione reperibili sul mercato. La torba presente all’interno del vulcapark funge da ammendante di primo intervento e consente una rapida germinazione della semenza; al contrario, la lignite, sciogliendosi lentamente, ha una durabilità di circa due anni. Anche la leonardite va bene per questo scopo, ha semplicemente una durata inferiore, ossia un solo anno.

Il prodotto migliore, da somministrare in fase autunnale, è il Biocomplex 6-8-12 (Cfr Figura 10, Figura 9) in quanto ha una titolazione molto spinta sul fosforo e potassio.

 

 

 

 

 

 

 

Figura 10 – Biocomplex 6-8-12, sacco, a sinistra.

Figura 9 – Biocomplex 6-8-12, a destra.

 

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L’azoto serve per la crescita della parte fogliare, mentre il fosforo ed il potassio, assimilabili nel breve e medio periodo consentono lo sviluppo dell’apparato radicale. Il prodotto in generale, oltre a migliorare la struttura fisico-meccanica del terreno, sviluppa un’azione chelante ed acidificante che è proprio ciò che serve al prato per svilupparsi.

Esistono numerosi altri prodotti idonei per questo scopo, ma sarà cura della Geosism & Natura consigliare, caso per caso, il concime migliore da utilizzare a seconda di ogni specifica esigenza.

 

Come procedere: le operazioni da eseguire passo, passo.

Il procedimento per ottenere un buon substrato di posa per il prato, sia che si utilizzi il seme, sia che si utilizzi il prato a rotoli è molto semplice.

È necessario dissodare il terreno da erbe indesiderate, rimuovendo, possibilmente tutta la radice. Sconsigliamo l’impiego di prodotti chimici (Es: glifosate[1]) che possono inquinare il suolo e le sottostanti falde; è sufficiente una rimozione meccanica e/o manuale.

 

[1] Il glifosato è un diserbante sistemico di post-emergenza non selettivo. A differenza di altri prodotti, viene assorbito per via fogliare (prodotto sistemico), ma successivamente traslocato in ogni altra posizione della pianta per via prevalentemente floematica. Questo gli conferisce la caratteristica, di fondamentale importanza, di essere in grado di devitalizzare anche gli organi di conservazione ipogea delle erbe infestanti, come rizomi, fittoni carnosi, ecc., che in nessun altro modo potrebbero essere devitalizzati. L'assorbimento del prodotto avviene in 5-6 ore, e il disseccamento della vegetazione è visibile in genere dopo 10-12 giorni.

Figura 11 – Rimozione meccanica delle erbe infestanti.

 

Successivamente è necessario fresare il suolo raggiungendo, possibilmente, una profondità di circa 15 cm.

Figura 12 – Fresatura del terreno con motozappa.

 

Una volta rivoltato tutto l’appezzamento di terra, si procede con la stesura del vulcapark, cercando di costituire uno strato uniforma su tutto il giardino per una superficie compresa tra i 3 ed i 5 cm.

Al di sopra del vulcapark dovranno essere stesi i concimi e gli ammendanti citati nel paragrafo precedente utilizzando un dosaggio doppio o triplo rispetto alle istruzioni fornite dal fabbricante. Questa concimazione di fondo deve essere eseguita con dosaggi importanti perché non è solo superficiale: il materiale verrà mescolato e andrà in profondità.

Terminate le citate operazioni il terreno dovrà nuovamente essere fresato, prestando particolare attenzione alla profondità di infissione delle lame della zappatrice che non dovrà essere superiore ai 10 cm. Questo aspetto è molto importante perché la prima fresata ha raggiunto i 15 cm, quindi considerando che al di sopra del terreno naturale precedentemente lavorato è stato posto uno strato di 3-5 cm di nuovo substrato, rimarranno dai 5 ai 7 cm di terreno naturale sul fondo completamente ri-movimentato e al di sopra altri 10 cm di suolo naturale mescolato con il vulcapark, i concimi organici pellettati e gli ammendanti in modo tale da creare una corretta amalgamazione degli elementi all’interno dello strato superficiale.

La maggior parte del lavoro è stata eseguita perché a questo punto è solo necessario livellare il substrato e seminare il pratino o stendere il prato a rotoli.

Se si procede con la semina, è importante ricoprire il seme con del terriccio universale studiato appositamente per le semine in alveolo per far si che lo strato che ricopre la semenza sia molto sottile. Uno spessore eccessivo impedirebbe la germinazione.

Noi consigliamo il Potgrond H (Cfr. Figura 14, Figura 13), un terriccio universale specifico per questo scopo che ha la caratteristica di essere molto fine.

Una volta coperto il seme e sufficiente utilizzare un normalissimo rullo per prati per comprimere leggermente la superficie e consentire la germogliazione.

 

 

 

 

 

 

 

Figura 14 – Potgrond H, sacco, a sinistra.

Figura 13 – Potgrond H, a destra.

 

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Rimane come ultima operazione, la più classica, la bagnatura! Essa deve essere eseguita con ugelli molto sottili proprio per evitare che il seme venga dilavato dall’acqua.

È abbastanza complesso consigliare quanto bagnare. Dipende da molti fattori, tra cui il meteo ed il periodo di semina del prato. Potenzialmente il prato può essere seminato quasi tutto l’anno, ma senza dubbio i periodi migliori sono la primavera e l’autunno. In questi periodi, la quantità di acqua da somministrare mediante annaffiatura è poca, bastano 10-15 minuti di un normale impianto di irrigazione 1 volta al giorno. Il terreno dovrebbe rimanere sempre leggermente umido, ma è fondamentale che il primissimo strato si asciughi tra una annaffiatura e la successiva per evitare che si formino muffe che impediscano la germinazione del seme o che addirittura lo facciano marcire.

A tal proposito, esistono prodotti che permettono di evitare queste problematiche e che consentono di prevenire anche a seguito della germinazione del prato, il proliferare di funghi fogliari o radicali o in generale la formazione di patogeni. Questi prodotti sono rappresentati dalle micorrize.

 

I vantaggi della micorrizazione.

Numerose prove di laboratorio hanno dimostrato che la simbiosi tra pianta e micorriza induce un generale stato di benessere che si manifesta in:

• Maggiore resistenza della pianta agli stress (idrici, da trapianto, da temperatura, ecc…);

• Azione rigenerante e rivitalizzante del terreno;

• Incremento e sviluppo della vegetazione;

• Incremento della capacità di assorbimento degli elementi nutritivi della pianta;

• Sviluppo dell’apparato radicale;

• Azione preventiva ed in parte combattiva nei confronti di agenti patogeni esterni quali funghi od insetti parassiti.

Molto altro si potrebbe dire, ma in questo trattato ci soffermeremo su come debbano essere utilizzati i prodotti della linea GEOMICOR della Geosism & Nature per micorrizare una essenza vegetale.

 

L’offerta di Geosism & Nature: micorrizazione liquida.

Ogni prodotto contiene diversi ceppi di micorrize e di batteri della rizosfera vivi suddivisi e scelti per tipologie al fine di ottenere una linea con 4 diversi prodotti (Cfr. Figura 16) ognuno dei quali è specifico per ottenere un risultato ben preciso una volta applicato sulla pianta. Parte di questi prodotti possono essere utilizzati per curare e/o prevenire problematiche patogene causate da funghi o insetti sia radicali che fogliari.

I prodotti che consigliamo sono i seguenti:

Figura 16 – Micorrize liquide della linea GEOMICOR al completo.

 

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Geomicor Radicant: (Micorrize con azione radicante) Azione antistress grazie all’effetto micorrizosimile. USO RADICALE. Stimola lo sviluppo dell’apparato radicale e fissa grandi quantità di azoto (Cfr. Figura 5).

 

Geomicor Radicant 025

Figura 17 – GEOMICOR radicant.

 

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È un prodotto totalmente di origine naturale, a base di funghi micorrizosimili, Attinomiceti del genere Frankia in grado di produrre attinorrize oltre a spore di Glomus intraradices, caratterizzate da una piccola dimensione (50 micron massimo, quindi in grado di passare nei filtri per fertirrigazione), tutti particolarmente utili alla pianta. La simbiosi tra radice e Attinomiceti del genere Frankia e l’associazione con funghi della specie Pochonia, nonché la simbiosi con funghi micorrizogeni del genere Glomus si manifesta con un maggiore sviluppo dell’apparato radicale, una migliore resistenza della pianta agli stress (da trapianto, idrici e parassitari) oltre che una maggiore vigoria in generale (per effetto di fitormoni autoprodotti) e crescita grazie alla continua fissazione di azoto. L’attività di Geomicor Radicant può essere condizionata dall’eccessiva presenza di fertilizzanti nel suolo.

Analisi vegetale

Prodotto ad azione specifica: inoculo di funghi micorrizici.

Tipo di ammendante organico: ammendante vegetale semplice non compostato.

Contenuto in Micorrize (Glomus mosseae, Glomus intraradices): 1%.

Contenuto in batteri della rizosfera: 109 u.f.c./gr.

Contenuto in Trichoderma: 104 u.f.c./gr.

Altri componenti: il prodotto non contiene organismi geneticamente modificati ed organismi patogeni (salmonella, coliformi fecali, mesofili aerobici e uova di nematodi).

Il prodotto è stabile a temperature e pressioni ordinarie. Conservare a temperatura compresa tra 4°C e 30°C (una volta aperto non deve essere conservato in frigorifero). Il prodotto non è combustibile.

Disponibile in confezioni da 0,25 kg, 0,5 kg, 1 kg e 5 kg.

CONSENTITO IN AGRICOLTURA BIOLOGICA.

Geomicor Radicant è consigliato nella concimazione radicale alle seguenti dosi:

  • • colture in vaso e in serra: 5-7 gr/lt di acqua;

  • • rapporto peso/volume: 1 gr = 1 cc;

  • • colture estensive: orticole 2-3 Kg/ha, frutteti e vigneti 3-5 Kg/ha;

  • • parchi e giardini; 100-500 gr/pianta con palo iniettore.

NB: Non usare fungicidi nei 10 giorni precedenti e successivi all’applicazione. Non mescolare con concimi a base di potassio.

 

Geomicor Krini: (Micorrize con azione insetticida) Rivitalizza il suolo e favorisce la vegetazione. USO FOGLIARE E RADICALE. Stimola lo sviluppo di Metarhizium e Beauveria (Cfr. Figura 6).

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Figura 18 – GEOMICOR krini.

 

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Geomicor Krini, grazie all’elevato contenuto di aminoacidi, favorisce e stimola lo sviluppo dei funghi utili, tra cui Metarhizium e Beauveria, normalmente presenti nell’ambiente ma a basse concentrazioni. Geomicor Krini, se correttamente applicato, consente il ripristino di elevate concentrazioni di funghi Metarhizium e Beauveria (fino a concentrazioni di 109 u.f.c./gr), che trovano nel corpo di Aleurodidi, Acari, Elateridi e Coleotteri un alimento naturale per il loro ulteriore sviluppo, con una conseguente drastica riduzione della popolazione degli insetti nocivi.

Analisi vegetale

Tipo di ammendante organico: ammendante vegetale semplice non compostato.

Contenuto in Micorrize: 1%.

Contenuto in batteri della rizosfera: 109 u.f.c./gr.

Altri componenti: il prodotto non contiene organismi geneticamente modificati ed organismi patogeni (salmonella, coliformi fecali, mesofili aerobici e uova di nematodi).

Il prodotto è stabile a temperature e pressioni ordinarie. Conservare a temperatura compresa tra 4°C e 30°C (una volta aperto non deve essere conservato in frigorifero). Il prodotto non è combustibile.

Disponibile in confezioni da 0,25 kg, 0,5 kg, 1 kg e 5 kg.

CONSENTITO IN AGRICOLTURA BIOLOGICA.

Geomicor Krini è consigliato nella concimazione fogliare e radicale alle seguenti dosi:

  • • colture in vaso e in serra: 5-6 gr/lt di acqua;

  • • rapporto peso/volume: 1 gr = 1 cc;

  • • colture estensive: 2-3 Kg/ha.

NB: Non usare fungicidi nei 10 giorni precedenti e successivi all’applicazione. Non mescolare con concimi a base di potassio.

 

Geomicor Fulix: (Micorrize con azione fungicida) Rigenera il terreno e da vigore alle piante. USO FOGLIARE E RADICALE. Stimola lo sviluppo di Bacillus subtilis e Bacillus amyloliquefacens (Cfr. Figura 7).

 

Geomicor Fulix 025

Figura 19 – GEOMICOR fulix.

 

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È un concime organico azotato, in grado di preservare le spore di bacilli molto utili alle piante, quali Bacillus subtilis e Bacillus amyloliquefaciens. La presenza significativa di questi bacilli utili, fino a concentrazioni di 109 u.f.c./gr, che esercitano un naturale effetto antibatterico (in particolare Bacillus subtilis e Bacillus amyloliquefaciens) condiziona lo sviluppo di ospiti indesiderati quali Erwinia, Botrytis, Xantomonas, Burkholderia, ecc… L’azoto organico e il potassio organico contenuti in Geomicor Fulix danno vigore alla pianta favorendo le attività enzimatiche.

Analisi vegetale

Carbonio (C) Organico: >10%;  

Azoto (N) Organico: >1%;

pH: 6

Sostanza organica con peso molecolare nominale inferiore a 50 kDa: >30%;

Solubilità: 99%;

Estratto acquoso ottenuto per estrazione acida di alghe brune ed estratti vegetali provenienti dall’industria agroalimentare.

Il prodotto è stabile a temperature e pressioni ordinarie. Conservare a temperatura compresa tra 4°C e 30°C (una volta aperto non deve essere conservato in frigorifero). Il prodotto non è combustibile.

Disponibile in confezioni da 0,25 kg, 0,5 kg, 1 kg e 5 kg.

CONSENTITO IN AGRICOLTURA BIOLOGICA.

Geomicor Fulix è consigliato nella concimazione fogliare e radicale alle seguenti dosi:

  • • colture in vaso e in serra: 4-5 gr/lt di acqua;

  • • rapporto peso/volume: 1,3 gr = 1 cc;

  • • colture estensive: 2 Kg/ha.

NB: Non usare fungicidi nei 10 giorni precedenti e successivi all’applicazione. Non mescolare con concimi a base di potassio.

 

Geomicor Tricoder: (Micorrize con azione fungicida) Rivitalizza il suolo e favorisce la vegetazione. USO RADICALE. Favorisce lo sviluppo e l’attività di Trichoderma e Streptomyces (Cfr. Figura 8).

 

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Figura 20 – GEOMICOR tricoder.

 

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Geomicor Tricoder, somministrato per via radicale, incrementa l’attività della microflora microbica del terreno favorendo lo sviluppo di funghi utili quali il Trichoderma (es: harzianum e lignorum) e di attinomiceti quali gli Streptomyces (es: griseus) a concentrazioni di 109 u.f.c./gr. Questi, attraverso vari meccanismi, contrastano lo sviluppo di Fusarium, Pythium, Armillaria, Phytophtora e Sclerotinia, riconosciuti come funghi patogeni per i vegetali coltivati. Il prodotto, se opportunamente distribuito, stimola la naturale fertilità del suolo e la sanità della coltura praticata.

Analisi vegetale

Prodotto ad azione specifica: inoculo di funghi micorrizici.

Tipo di ammendante organico: ammendante vegetale semplice non compostato;

Contenuto in Micorrize: 1%.

Contenuto in batteri della rizosfera: 106 u.f.c./gr.

Contenuto in Trichoderma: 109 u.f.c./gr.

Altri componenti: il prodotto non contiene organismi geneticamente modificati ed organismi patogeni (salmonella, coliformi fecali, mesofili aerobici e uova di nematodi).

Il prodotto è stabile a temperature e pressioni ordinarie. Conservare a temperatura compresa tra 4°C e 30°C (una volta aperto non deve essere conservato in frigorifero). Il prodotto non è combustibile.

Disponibile in confezioni da 0,25 kg, 0,5 kg, 1 kg e 5 kg.

CONSENTITO IN AGRICOLTURA BIOLOGICA.

Geomicor Tricoder è consigliato nella concimazione fogliare e radicale alle seguenti dosi:

  • • colture in vaso e in serra: 4-5 gr/lt di acqua;

  • • rapporto peso/volume: 1,3 gr = 1 cc;

  • • colture estensive: 2 Kg/ha.

NB: Non usare fungicidi nei 10 giorni precedenti e successivi all’applicazione. Non mescolare con concimi a base di potassio.

 

L’offerta di Geosism & Nature: micorrizazione solida.

Ogni prodotto contiene diversi ceppi di micorrize e di batteri della rizosfera in spore o miceli suddivisi e scelti per tipologie al fine di ottenere una linea con 2 diversi prodotti ognuno dei quali è specifico per ottenere un risultato ben preciso una volta applicato sulla pianta.

L’utilizzo è estremamente semplice, è sufficiente distribuire il prodotto, nella giusta proporzione, sul suolo o nel vaso e successivamente bagnare per alcuni giorni.

I prodotti che consigliamo sono i seguenti:

 

Geomicor Radicant solid: (Micorrize con azione radicante). Contiene micorrize e batteri della rizosfera. Prodotto con azione rivitalizzante dei terreni. Apporta sostanza organica humificata di eccezionale qualità. Sviluppa un’azione sinergica tra la radice delle piante e il suolo (Cfr. Figura 9).

 

Radicant Solid

Figura 21 – GEOMICOR radicant solid.

 

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Geomicor Radicant solid è un concime organico attivatore dell’apparato ra-dicale a base di sostanza organica umificata, batteri della rizosfera e inoculi di funghi micorrizici. Questo prodotto dalle eccezionali caratteristiche, oltre a fornire sostanza organica umificata ed elementi nutritivi, favorisce la formazione di simbiosi micorriziche e lo sviluppo dell’apparato radicale.

La sua particolare composizione ricca di acidi umici stimola la radicazione e la simbiosi tra apparato radicale e funghi micorrizici, con grande vantaggio delle piante che possono quindi utilizzare in modo più efficiente l’acqua e gli elementi nutritivi presenti nel terreno.

L’impiego di Geomicor Radicant solid permette di ottenere molteplici risultati tra i quali migliorare la fertilità del suolo, fornire l’idoneo supporto per lo sviluppo dei microrganismi, sviluppare l’apparato radicale tramite la formazione di simbiosi micorriziche, favorire la crescita delle piante e la resistenza agli stress di vario genere (attacchi fungini, parassitari, idrici e termici). Geomicor Radicant solid si impiega preferibilmente su solanacee, cucurbitacee, carote, fragole e su colture    a ciclo medio - lungo (almeno 40-50 giorni).

CONSENTITO IN AGRICOLTURA BIOLOGICA.

Materie prime

Letame, inoculo di funghi micorrizici.

Analisi chimica media (%)

Azoto (N) totale: 5%;  

Azoto (N) organico: 3%;

Anidride fosforica (P2O5) totale: 3%;

Ossido di potassio (K2O) solubile in acqua: 3%;

CONTENUTO IN MOCORRIZE (% IN PESO): 0,1%;

CONTENUTO IN BATTERI DELLA RIZOSFERA: 1x107 U.F.C./g;

Carbonio (C) organico di origine biologica: 25%;

Acidi umici e fulvici: 10%;

Umidità massima: 14%;

pH: 6-7.

N.B.: le voci evidenziate in grassetto sono quelle riportate sulle confezioni ai sensi del D.Lgs. 75/2010. I titoli sono prudenzialmente inferiori a quelli reali.

Disponibile in confezioni da 1 kg e 5 kg.

CONSENTITO IN AGRICOLTURA BIOLOGICA.

Geomicor Radicant solid è consigliato nella concimazione fogliare e radicale alle seguenti dosi:

  • • ORTICOLE DI PIENO CAMPO: 1000 - 1500 Kg/ha, se localizzato sulla fila: 500 - 800 Kg/ha;

  • • ORTICOLE IN SERRA: 800 - 1000 Kg/ha, se localizzato sulla fila: 500 - 800 Kg/ha;

  • • FRUTTICOLE: 700 - 1000 Kg/ha, impiegare la dose minima se localizzato sulla fila;

  • • ALTRE COLTURE: 700 - 1000 Kg/ha;

  • • NUOVI IMPIANTI ARBOREI: 700 - 1000 Kg/ha, impiegare la dose minima se localizzato sulla fila;

  • • NUOVI IMPIANTI / RIMPIAZZI: 0,4 - 0,6 Kg/pianta; • PIANTE ORNAMENTALI IN VASO, BONSAI, CACTUS: 50 gr di prodotto (calcolato su un vaso con diametro 30 cm) sparso sulla superficie (1 volta al mese) o mescolato con il substrato di coltivazione (prima del rinvaso).

 

Geomicor Tricoder solid: (Micorrize con azione fungicida). Attiva e rivitalizza il suolo. Migliora l’apparato radicale. Arricchisce la rizosfera di microrganismi utili allo sviluppo delle piante. Nutre la coltura nel breve e medio periodo (Cfr. Figura 10).

Tricoder Solid

Figura 22 – GEOMICOR tricoder solid.

 

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Geomicor Tricoder Solid è un attivatore dei terreni a base di sostanza organica umificata, inoculi batterici e fungini. Questo prodotto, oltre a fornire sostanza organica ed elementi nutritivi, favorisce e orienta la proliferazione nel terreno dei microrganismi utili allo sviluppo delle piante.

Inoltre, la sua particolare composizione microbica, ricca di Trichoderma harzianum e viride e di batteri della rizosfera, limita con diversi meccanismi d’azione lo sviluppo di agenti patogeni responsabili di alcune malattie dell’apparato radicale come Fusarium, Pythium, Armillaria, Sclerotinia, Phytophtora, Rizoctonia ecc,.

L’impiego di Geomicor Tricoder Solid permette di ottenere molteplici risultati tra i quali: migliorare lo stato sanitario della coltura, incrementare le produzioni per ettaro delle colture da reddito, migliorare l’aspetto visivo delle piante ornamentali e dei tappeti erbosi e fornire l’idoneo supporto per lo sviluppo dei microrganismi. Geomicor Tricoder Solid si inserisce perfettamente nei piani di concimazione delle aziende agricole favorendo il naturale rispetto della corretta tempistica di intervento.

Materie prime

Letame, inoculo di funghi micorrizici.

Analisi chimica media (%)

Azoto (N) organico: 3%;  

Anidride fosforica (P2O5) totale: 3%;

Ossido di potassio (K2O) solubile in acqua: 2%;

CONTENUTO IN MICORRIZE (% IN PESO): 0,005%;

CONTENUTO IN BATTERI DELLA RIZOSFERA: 1x107 U.F.C./g;

CONTENUTO IN TRICHODERMA: 1x105 U.F.C./g;

Carbonio (C) organico di origine biologica: 25%;

Acidi umici e fulvici: 6%;

pH: 6-7.

N.B.: le voci evidenziate in grassetto sono quelle riportate sulle confezioni ai sensi del D.Lgs. 75/2010. I titoli sono prudenzialmente inferiori a quelli reali.

Disponibile in confezioni da 1 kg e 5 kg.

CONSENTITO IN AGRICOLTURA BIOLOGICA

Geomicor Tricoder solid è consigliato nella concimazione fogliare e radicale alle seguenti dosi:

  • • ORTICOLE DI PIENO CAMPO: 1000 - 1500 Kg/ha; se localizzato sulla fila: 600 - 1000 Kg/ha;

  • • ORTICOLE IN SERRA: 1000 - 1200 Kg/ha; se localizzato sulla fila: 600 - 800 Kg/ha;

  • • FRUTTICOLE: 700 - 1000 Kg/ha impiegare la dose minima se localizzato sulla fila;

  • • ALTRE COLTURE: 800 - 1300 Kg/ha;

  • • NUOVI IMPIANTI ARBOREI: 2500 - 3000 Kg/ha impiegare la dose minima se localizzato sulla fila;

  • • PIANTE ORNAMENTALI IN VASO, BONSAI, CACTUS: 50 gr di prodotto (calcolato su un vaso con diametro 30 cm) sparso sulla superficie (1 volta al mese) o mescolato con il substrato di coltivazione (prima del rinvaso).

 

Alcuni esempi.

Non rimane che riportare alcuni esempi di impiego che dimostrano i risultati del processo di miglioramento del suolo descritto in questo articolo. Per questo ringraziamo alcune aziende di giardinaggio che collaborano con noi che ci hanno fornito il materiale.

Nella fotografia sottostante è possibile vedere un pratino dopo solo 7 gg dalla semina. Questo luogo, oltre a presentare originariamente un terreno particolarmente asfittico, era ed è tutt’ora gravato dal problema dell’ombreggiatura forzata data sia dalle piante presenti nel lotto, che dalle piante della limitrofa proprietà che dall’abitazione.

Figura 23 – Crescita di un pratino a 7 gg dalla semina.

 

Ciò nonostante, gli effetti sono decisamente ottimi. Mantenendo questo prato costantemente inumidito (senza eccedere con le annaffiature), concimato e micorrizato è possibile evitare e prevenire le micosi e quindi godere di un bel verde tappezzante. La posizione particolarmente sfavorevole, data dalle ombreggiature impone tuttavia che venga tenuto arieggiato almeno una volta ogni due anni.

In Figura 24 è possibile vedere un giardino dove il prato, a 15-20 gg dalla semina ha già ricevuto il primo sfalcio. Si nota fin da subito il verde intenso dell’erba e la perfetta sistemazione del terreno che non presenta nessuna buca o avvallamento. A favorire questi aspetti sono sicuramente l’esposizione corretta al sole e la quasi totale assenza di ombreggiature.

Figura 24 – Crescita di un pratino a 15-20 gg dalla semina e dopo il primo sfalcio.

 

Nella Figura 25 e  Figura 26 è rappresentato un pratino dopo 15 gg dalla semina, nel giorno stesso del primo sfalcio. Si notano perfettamente le strisciate lasciate dalle ruote del tosaerba che, ovviamente, le ha impresse semplicemente piegano gli steli ancora molto delicati dell’erba. In nessun punto sono presenti strappi di ciuffi d’erba o righe impresse nel terreno o sradicamenti che portino in superficie il terreno sottostante. Questo aspetto, estremamente positivo è dovuto al rapido sviluppo dell’apparato radicale dovuto al nuovo substrato di coltura estremamente poroso e permeabile. Dopo soli due giorni dallo sfalcio saranno completamente sparite anche le strisciate lasciate dalle ruote del tosaerba. Anche in questo caso sono presenti piccole ombreggiature date dalla siepe di proprietà del vicino e dalla casa, ma comunque l’insolazione è più che sufficiente per non presentare nessun tipo di problema.

Figura 25 – Crescita di un pratino a 15 gg dalla semina nel giorno stesso del primo sfalcio.

 

Figura 26 – Crescita di un pratino a 15 gg dalla semina nel giorno stesso del primo sfalcio.

 

Ultimo esempio, quello rappresentato in Figura 27 dove è possibile vedere un prato dopo 10 gg dalla semina, non ancora sfalciato, e dopo un intenso acquazzone che come “effetto collaterale” ha prodotto un piccolo schiacciamento di alcune aree del manto erboso. Non si notano ruscellamenti di alcun tipo fuoriuscite di substrato in superficie e neppure scalzamenti dell’apparato radicale. Questo sempre a dimostrazione del fatto che un buon terreno areato consente un veloce sviluppo dell’apparato radicale che mantiene il tutto stabile nel tempo.

Figura 27 – Crescita di un pratino a 10 gg dalla semina dopo aver subito un pesante acquazzone.

 

Ci sono moltissimi altri esempi che potremmo riportare per dimostrare l’efficacia del processo di miglioramento del substrato descritto in questo articolo, ognuno ha le sue particolarità. In questo testo abbiamo descritto il procedimento di base da mettere in atto. Ogni luogo sarà caratterizzato da particolarità o da aspetti che lo diversificano dagli altri, pertanto, le personalizzazioni saranno da valutare a seguito di un colloquio telefonico.

 

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