Articolo a stampo scientifico intitolato "Qualche chilo di zeolite non si nega a nessuno", pubblicato sul mensile 3/2020 www.millevigne.it, che parla della zeolite come di uno strumento tecnico polivalente nel vigneto, sia per applicazioni al suolo che fogliari. L'articolo è pubblicato dallo Studio Associato Agronominvigna ed è redatto da Fabio Burroni e Marco Pierucci.
Solitamente la Geosism & Nature descrive, sperimenta e produce direttamente tutti gli artioli pubblicati sul suo sito. In questo caso, invece, ci sembra molto utile e costruttivo divulgare questo articolo a stampo fortemente scientifico che è stato pubblicato dallo Studio Associato Agronominvigna ed è redatto da Fabio Burroni e Marco Pierucci. L'articolo e consultabile utilizzando questo LINK.
“Ma tu ce la metti un po’ di zeolite?” è la domanda ricorrente che da qualche tempo circola fra tecnici di campo a cui risponderemo, per quanto ci riguarda, solo alla fine di questo articolo. No, non ora, ma solo alla fine dell’articolo, abbiate un po' di pazienza. Le zeoliti hanno conquistato un’aura di rimedio polivalente e forse è proprio questo rassicurante profilo multiuso che ne sta determinando un discreto successo commerciale a tutte le latitudini. Parliamo di zeoliti al plurale non a caso e in questo articolo vedremo perché. Si capisce da subito che non sono rappresentate da un’unica sostanza e soprattutto che a fronte della loro facilità d’uso, anzi spesso della leggerezza con cui sono utilizzate in campo, celano in realtà una complessità sia sul versante fisico-chimico, sia sul versante relativo alle modalità e finalità applicative. L’applicazione delle zeoliti in campo agronomico può essere effettuata sia a livello del terreno sia a livello fogliare, con finalità ed effetti molto diversi. In merito all’impiego per via fogliare, occorre precisare che nessun prodotto a base di zeolite è al momento registrato come fitofarmaco, tuttavia non è escluso che nel prossimo futuro ci sia spazio anche per loro nel panorama dei moderni presidi sanitari a basso impatto ambientale.
Un argomento "scottante".
Le zeoliti sono degli alluminosilicati idrati contenenti diversi minerali e caratterizzati da una grande microporosità. In natura ne troviamo ben 52 specie e il loro nome deriva dal greco e significa “pietra che bolle”, termine coniato dallo studioso svedese Axel Fredrik Cronstedt che durante il riscaldamento di uno di questi minerali notò la liberazione di vapore acqueo generato dall’acqua intrappolata nelle sue cavità. Le zeoliti più conosciute sono i tipi Phillipsite, Clinoptilolite e Chabasite, le cui forme cristalline sono illustrate rispettivamente nelle figure n.1, n.2 e n.3.
Figura 1 - Phillipsite-NYT.
Figura 2 - Clinoptilolite.
Figura 3 - Chabasite.
Le zeoliti sono estratte da cave in areali di origine vulcanica. Quelle di origine italiana presenti in commercio sono estratte da cave in attività poste nelle zone vulcaniche del Centro e del Sud della Penisola e risultano composte principalmente da Chabasite, mentre le zeoliti di origine straniera presenti in commercio sono o di origine caraibica (Cuba) o di origine balcanica (Serbia) ed entrambe risultano composte principalmente da Clinoptilolite. Come illustrato nella figura n.4, tutti questi minerali sono formati da reticolati cristallini molto aperti contenenti ampie cavità comunicanti fra di loro e con l’esterno. Il volume degli spazi vuoti è pari ad un 20-50% del volume dell’intero cristallo ed essendo queste cavità in grado di trattenere acqua, questa è la caratteristica che ne determina una maggiore o minore capacità igroscopica.
Figura 4 - Clinoptilolite.
Da un punto di vista chimico sono minerali “attivi” dove la parziale sostituzione del silicio tetravalente e dell’alluminio trivalente è compensata dall’introduzione nel reticolo cristallino di cationi monovalenti (sodio, potassio indicae ammonio) e bivalenti (calcio, magnesio, ecc.). La struttura cristallo-chimica delle zeoliti determina alcune loro caratteristiche chimico-fisiche:
- - la capacità di scambio cationico (CSC) che è maggiore nella Chabasite (oltre 190 meq/100g) e inferiore nella Clinoptilolite (intorno ai 150 meq/100g);
- - la disidratazione reversibile è una capacità pressoché infinita e permette di attenuare i picchi di umidità positivi e negativi;
- - la ritenzione idrica è normalmente maggiore nella Chabasite (circa 40% in peso) rispetto alla Clinoptilolite (circa 20-28% in peso) a parità di granulometria.
- In funzione delle caratteristiche legate alle dimensioni dei pori, che sono specifiche per ciascun particolare minerale, le zeoliti sono in grado di adsorbire oltre ai liquidi anche i gas e di “setacciare” molecole di diverse dimensioni. A livello scientifico è stato, inoltre, introdotto il termine di zeolitite per definire tutte le rocce contenenti più del 50% di zeolite e, in minor misura, altre frazioni silicatiche (quarzo, cristobalite, feldspato, ecc.) e vetro vulcanico.
Gli usi agronomici: applicazioni al suolo.
Come accennato nella premessa, l’applicazione delle zeoliti in campo agronomico può essere effettuata sia a livello del terreno sia a livello fogliare. Sul fronte delle applicazioni agronomiche mirate al suolo le zeolititi sono inserite fra gli ammendanti e la loro attività nel terreno si estrinseca in un incremento della ritenzione idrica, della CSC, della permeabilità, dell’aerazione, della solubilizzazione dei fosfati tricalcici. Inoltre, agiscono favorevolmente sul controllo degli eccessi di acidità, sulla riduzione della salinità delle acque, sulla riduzione dell’escursione termica e sull’assorbimento di elementi nocivi e pericolosi (piombo, cadmio, cesio e stronzio). In letteratura si trovano delle indicae zioni sulle quantità di zeolitite da apportare al suolo variabili da 1-2 kg per m2 nei terreni sabbiosi fino a 2-4 kg per m2 nei terreni argillosi e limosi. Le zeolititi in applicazione al suolo possono essere considerate un vero e proprio investimento a lungo termine. Infatti, una volta distribuite nel terreno, ne divengono una parte integrante virtualmente indistruttibile, potendo continuare nel tempo a svolgere la loro attività a favore della nutrizione delle piante, del risparmio di acqua e di fertilizzanti, e infine della riduzione sia dell’inquinamento da nitrati sia dell’accumulo di sali nel terreno. Come abbiamo visto le attività delle zeolititi nel suolo sono molteplici e stanno rivelando un loro ruolo molto importante anche nel supportare lo sviluppo dei microrganismi utili del suolo, un aspetto che è per noi ormai divenuto la base della nostra attività professionale (“coltiviamo l’invisibile” n.d.a. – nota degli Agronominvigna -). È comunque opportuno distinguere tra zeolititi aventi proprietà di carrier microbiologici che possono essere un supporto per lo sviluppo, per il mantenimento ed eventualmente anche per l’inoculo di popolazioni microbiche nel vigneto e zeoliti ammendanti del suolo. Tra le due tipologie esistono significative differenze sia strutturali sia di dosaggio nell’uso a pieno campo. Il Professor Elio Passaglia nel suo libro intitolato “Zeolititi in agricoltura” (Edizioni L’Informatore Agrario), la fonte da noi utilizzata per gran parte delle informazioni relative alle caratteristiche delle zeoliti, propone di allargare la classificazione di un suolo agricolo includendo alla tradizionale composizione granulometrica (argilla, limo e sabbia), anche una valutazione mineralogica quanti- qualitativa. Questo nuovo criterio permetterebbe agli agronomi di valutare più efficacemente le proprietà chimico-fisiche del terreno, comprese quelle inerenti all’attività biologica del suolo, traendone tutte le relative implicazioni agronomiche. Tante e rilevanti sono le implicazioni positive dell’utilizzo delle zeolititi come ammendanti del suolo da farle ritenere un vero e proprio strumento naturale per perseguire la riduzione dell’impatto ambientale nelle attuali pratiche agricole. Per l’elevata CSC, l’elevata ritenzione idrica, il basso contenuto di sodio e viceversa l’elevato contenuto di potassio nutrizionale, infine per l’elevata capacità di rilascio dello ione ammonio, le zeolititi possono essere un eccellente correttivo dei suoli agricoli e un componente chiave nei substrati di coltivazioni floro-vivaistiche. Il Dott. Domenico Prisa del CREA ha rilevato che l’apporto di zeolititi nei substrati di crescita in vaso determina un maggiore sviluppo deipeli radicali e del volume globale delle radici, con miglioramento dell’efficienza generale della pianta
Gli usi agronomici: applicazioni fogliari.
Sul fronte delle applicazioni fogliari le zeolititi sono inserite fra i corroboranti con un’azione abbastanza complessa, comprendente riflessisullo stress abiotico e sugli agenti biotici (crittogame e artropodi). Il loro uso in polvere è ancora abbastanza limitato per la loro generalefacilità d’uso a basse dosi in abbinamento ai normali trattamenti liquidi, tuttavia con i dovuti accorgimenti potrebbero essere utilizzate con vantaggio soprattutto nelle fasi pre-vendemmia su fascia grappolo in funzione anti-marciumi. Le zeolititi a Clinoptilolite e a Chabasite sono entrambe utilizzate nei trattamenti fogliari liquidi in abbinamento ai fungicidi con i quali hanno mostrato un’azione sinergica e, in condizioni di normale pressione dei patogeni, il loro uso concomitante consente di contenere i dosaggi dei fungicidi al minimo indicato in etichetta. Il film protettivo prodotto con le zeolititi, infatti, assorbendo l’umidità e impedendo all’acqua di formare uno strato liquido a diretto contatto con la superficie fogliare, ha dimostrato di ridurre la germinazione delle spore quindi l’incidenza di attacchi di batteri e funghi, di formare una barriera di microcristalli attiva contro l’oidio e la botrite e di prolungare l’effetto dei trattamenti fitosanitari di contatto come rame e zolfo. Le zeoliti a Chabasite, inoltre, perla loro morfologia cristallina pseudo- cubica, formano sulla superficie vegetale una patina scabrosa e idrofobica che rende difficoltosa o impossibile l’ovideposizione da parte degli insetti fitofagi. I tessuti vegetali ricoperti da questo film risultano così irriconoscibili al tatto, alla vista e all’olfatto degli insetti e, inoltre, lo stesso movimento degli insetti, l’attività trofica e altre attività quali l’ancoraggio al vegetale, possono venire gravemente compromesse per l’adesione delle particelle di zeolititi al corpo degli insetti stessi. I fachiri, a ben vedere, se la passano meglio. Sulla base di questo effetto deterrente contro gli artropodi, l’impiego precoce delle zeolititi sin dalle fasi post-germogliamento può aiutare a controllare la migrazione di acari sulla vegetazione e a mitigare così i loro effetti dannosi. Un altro effetto molto interessante ci viene segnalato da nostri colleghi operativi in aree del Nord infestate dalla cimice asiatica, la cui diffusione sembra sia sensibilmente controllata nei vigneti trattati regolarmente con zeoliti. A titolo precauzionale, secondo il nostro parere, andrebbe tuttavia evitato l’uso di zeolititi nelle due settimane precedenti e nelle due successive ad un lancio di insetti utili, soprattutto se si tratta di fitoseidi o di Cryptolaemus ad esempio, proprio per evitare che l’effetto “fachiro” delle zeolititi possa influire negativamente sull’attività trofica dei nostri costosi alleati di campo. I dosaggi consigliati per la distribuzione di zeolititi sotto forma di sospensione liquida per tutti i casi sopra elencati si attestano su una media di 3 kg/ha fino a un massimo di 6 kg/ha.
Le zeolititi e la nuova frontiera della "particle film technology".
A completamento di quanto sopra esposto, ancora dal Dott. Prisa apprendiamo che l’uso fogliare delle zeolititi in realtà appartiene a pieno titolo ad una vera e propria nuova frontiera nella difesa delle colture agrarie. Infatti, da qualche anno la ricerca è approdata a una innovativa metodologia di difesa delle piante agrarie detta “particle film technology” il cui esito è quello di generare una barriera protettiva sulla vegetazione. Questa tecnologia è stata inizialmente messa a punto per l’applicazione di formulazioni acquose di particelle di caolino alle piante coltivate, allo scopo di proteggerle da insetti nocivi e stress ambientali. Questa barriera protettiva può essere generata attraverso l’uso di diversi tipi di polveri, comprese le zeolititi in oggetto, previa loro micronizzazione e distribuzione sulla vegetazione in mezzo acquoso. Il film protettivo deve avere alcuni requisiti fondamentali: deve essere chimicamente inerte (particelle inferiori ai 10-20 μm); deve creare uno strato uniforme che altera e ostacola il comportamento degli insetti senza però ostacolare gli scambi gassosi del vegetale; deve permettere la trasmissione delle radiazioni necessarie per la fotosintesi ed escludere, in qualche misura, gli ultravioletti e gli infrarossi; deve essere facilmente rimovibile in pre-raccolta. Tra gli altri effetti collaterali interessanti nella distribuzione fogliare delle zeolititi sotto forma di “particle film technology” si annoverano un minore innalzamento termico estivo delle foglie, minori effetti negativi causati dallo stress idrico, una maggiore succulenza e densità dei tessuti vegetali, infine un maggiore contenuto di resveratrolo e zuccheri nelle viti trattate.
Conclusioni.
Da qualche anno nel nostro ideale zaino agronomico le zeoliti si sono aggiunte quali strumenti versatili e polivalenti, utilizzabili sul suolo e sul fogliame, strumenti che insomma, come si suole dire, sono “da bosco e da riviera”. Dal nostro punto di vista di Agronominvigna il loro uso nel suolo si sta rivelando molto interessante principalmente quale “catalizzatore” di microbioma della rizosfera anche in suoli non felicemente predisposti allo sviluppo dei microbi tellurici utili. Le zeolititi, inoltre, si stanno dimostrando uno strumento molto efficiente per migliorare la fertilità fisico-chimica dei suoli dove il tasso di sostanza organica è cronicamente basso e difficile da correggere nel breve periodo. Per quanto riguarda l’uso delle zeoliti nei trattamenti fogliari, possiamo dire che è ormai stato ampiamente sdoganato in tutti gli ambienti viticoli della Penisola, avendo mostrato indubbi lati positivi dall’inizio della stagione fino alla vendemmia. Raccomandiamo in ogni caso la massima attenzione nella scelta del prodotto commerciale utilizzato, consigliando di evitare prodotti di dubbia origine, e magari accompagnati da prezzi troppo bassi, che spesso di zeoliti vere e proprie all’interno ne hanno solo poche tracce. È buona norma richiedere sempre analisi dettagliate certificate da laboratori seri e conosciuti, per evitare di distribuire inerti privi delle caratteristiche desiderate o, peggio, polveri dalle ignote conseguenze sulla salute umana e sull’ambiente. E infine torniamo alla domanda iniziale: “Ma tu ce la metti un po’ di zeolite?” La nostra risposta suona più o meno così: “Sì, spesso e volentieri, ma solo se di buona qualità e comunque mai da sola, perché qualche chilo di zeolite non si nega mai a nessuno”.
L’offerta di Geosism & Nature.
Geosism & Nature offre una vasta gamma di prodotti sia granulari che micronizzati, a sottolinearne l’importanza dal punto di vista agronomico. Il consiglio che viene dato è di scegliere il prodotto sulla base delle sue caratteristiche chimico fisiche, sulla praticità di utilizzo e sulla base del formato richiesto.
ZEOLITI MICRONIZZATE
Figura 5 – Zeolite a base di chabasite e phillipsite, minore di 20 micron, in sacchi da 10 o 20 Kg, a sinistra.
Figura 6 – Zeolite a base di chabasite e phillipsite, minore di 20 micron, dettaglio della granulometria, a destra.
Per visualizzare i vari formati micronizzati di zeolite a base di chabasite e phillipsite disponibili sul nostro sito, clicca qui.
Figura 7 – Zeolite a base di clinoptilolite, minore di 20 micron, in sacchi da 6 Kg, a sinistra.
Figura 8 – Zeolite a base di clinoptilolite, minore di 20 micron, dettaglio della granulometria, a destra.
Per visualizzare i vari formati micronizzati di zeolite a base di clinoptilolite disponibili sul nostro sito, clicca qui.
ZEOLITI GRANULARI
Tutte le zeoliti granulari sono disponibili sia in sacco che in big bag.
Figura 9 – Zeolite a base di chabasite e phillipsite, 0,7-2 mm o 2/5 mm, in sacchi da 20 Kg, a sinistra.
Figura 10 – Zeolite a base di chabasite e phillipsite, 0,7-2 mm o 2/5 mm, in sacchi da 10 Kg, a destra.
Figura 11 – Zeolite a base di chabasite e phillipsite, 0,7-2 mm, dettaglio della granulometria, a sinistra.
Figura 12 – Zeolite a base di chabasite e phillipsite, 2/5 mm, dettaglio della granulometria, a destra.
Per visualizzare i vari formati granulari di zeolite a base di chabasite e phillipsite disponibili sul nostro sito, clicca qui.
Figura 13 – Zeolite a base di clinoptilolite, 1,6-3 mm, in sacchi da 25 Kg, a sinistra.
Figura 14 – Zeolite a base di clinoptilolite, 1,6-3 mm, dettaglio della granulometria, a destra.
Per visualizzare i vari formati di zeolite a base di clinoptilolite disponibili sul nostro sito, clicca qui.
Figura 15 – Zeolite & pomice, 3-7 mm o 7-12 mm, in sacchi da 33 lt, a sinistra.
Figura 16 – Zeolite & pomice, 3-7 mm, dettaglio della granulometria, a sinistra.
Figura 17 – Zeolite & pomice, 7-12 mm , dettaglio della granulometria, a destra.
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